Articolo di Sara Peri
La motivazione
Il termine “motivazione” è stato introdotto in cinofilia con delle straordinarie applicazioni pratiche.
Con la parola “motivazione”, si indica cosa il cane cerca nel mondo; i suoi interessi e le tendenze ad esprimere determinati comportamenti. La motivazione rappresenta una necessità che ha impellenza di essere soddisfatta; se non trova sfogo crea frustrazione, mentre se assolta dà un forte senso di appagamento e felicità.
Il cane possiede un repertorio di motivazioni che è tipico del suo etogramma, cioè della sua specie. Questo gli garantisce la sopravvivenza e lo identifica nel nostro ecosistema come predatore sociale e collaborativo. Tutti i cani esprimono le motivazioni caratteristiche della specie, ma è l’intensità d’espressione e la frequenza che cambiano da razza a razza e in relazione all’esperienza del soggetto.
Addestrare un cane con il gioco secondo le proprie motivazioni di razza potrà darci enormi soddisfazioni.
Tra le motivazioni più conosciute ci sono la predatoria, territoriale, possessiva, competitiva ecc. Solo per citarne alcune. Se gestite scorrettamente, possono portare a dei problemi di convivenza. Infatti, non tutte le motivazioni del cane si accordano con il nostro “bon ton” umano ed alcune sono decisamente inopportune.
Il nostro compito è quello di conoscere e sperimentare quali sono le motivazioni del nostro cane; in seguito quello di lavorare sulle motivazioni in modo da favorire certi comportamenti, piuttosto che altri, e dare così espressione al talento.
Quando una motivazione è forte occorre darle una competenza espressiva e disciplinarla; diventerà una dote e non un problema.

Il gioco come risorsa
Un tempo chi prendeva un cane di una certa razza lo faceva per dedicarlo ad una specifica attività (es. cane da guardia, da pastore, da caccia ecc…); questo già comportava il disciplinare la motivazione. Oggi le persone adottano un cane più per esigenze affettive e relazionali e lasciano spesso che le vocazioni di razza si esprimano in maniera incontrollata. Ecco che il gioco diventa motivazione e una risorsa di gran valore nel quotidiano. Il gioco consente l’espressione della motivazione, in modo che diventi un’opportunità educativa.
Ma come si fa allora a giocare incanalando una motivazione?
Bisogna disciplinare il gioco, dargli delle regole, definendo:
- Un target, ossia l’oggetto verso il quale sarà rivolta la motivazione (ad esempio la pallina o la corda);
- Dei rituali di inizio e fine del gioco in modo da dare dei confini chiari all’azione;
- Il contesto, in termini di luogo, in modo che sia coerente e sostenibile per quell’attività;
- Delle regole precise di gioco che ci garantiscano un range di prevedibilità del comportamento.
In questo modo, molti giochi diventano dei preziosi passatempi che consentono al cane di scaricare le tensioni e lo stress; lo gratificano e rafforzano il legame con il proprietario.
L’addestramento del cane secondo queste semplici regole sarà ottimizzato ed efficace

Appagare le motivazioni di razza col gioco
Tenendo conto di quanto detto prima, possiamo essere sicuri di appagare la motivazione possessiva e competitiva di un molossoide se gli proporrò un gioco di tira e molla. Al contrario, sarà un totale fallimento, se lo stesso gioco lo propongo ad un cane da ferma in caccia, come il Pointer.
Tuttavia è sempre bene non cadere in generalizzazioni. Bisogna imparare a conoscere il proprio cane sperimentando diverse tipologie di gioco e trovare quello che lo appaga maggiormente. Questo perché al di là delle motivazioni di razza, esiste anche un aspetto caratteriale del tutto individuale e appartenente a quell’unico soggetto.
Diversi tipi di motivazioni nel gioco
Possiamo altresì partire da una motivazione, come quella predatoria e cinestetica nel caso della pallina, e utilizzarla per ampliare lo spazio di gioco. Ad esempio, facendomi riportare la pallina darò spazio anche alla motivazione collaborativa e sillegica (prendere in bocca); nascondendo la pallina posso inserire un’attività di ricerca e dare spazio alla motivazione esplorativa e perlustrativa; posso insegnare il nome di luoghi precisi dove mettere la pallina per poi chiedere al cane di andare a prenderla, inserendo un gioco di memoria. E’ indispensabile aiutare i proprietari a strutturare le attività di gioco e interazione. Questo evita le derive ossessive e fa sbocciare il talento naturale del loro cane.
Addestrare il cane significa anche giocare con lui.

In questo modo il gioco si carica di altri significati coniugando realtà e finzione. Diventa un valore alla relazione; un filo invisibile che lega uomo e cane in una situazione in cui due specie diverse si divertono insieme, apprendono, collaborano e si gratificano.